giovedì 29 maggio 2008

Quanto è malato il nostro pianeta?



Il paziente è in condizioni gravi. Presenta vari sintomi. Ha l’alito pesante. La febbre è più alta che mai e i tentativi di abbassarla non danno risultati. Nei liquidi organici sono state trovate tracce di veleno. Quando si curano i sintomi da una parte, all’improvviso ne compaiono degli altri in organi diversi. Se si trattasse di un paziente comune, probabilmente i medici direbbero che le varie patologie sono ormai croniche e allo stadio terminale. Non sapendo cos’altro fare, si limiterebbero a far soffrire il paziente il meno possibile fino al sopraggiungere della morte.
IL PAZIENTE, però, non è un essere umano. È la nostra dimora, la terra. La situazione appena descritta ben illustra ciò che sta accadendo al nostro pianeta. La terra è molto malata, e aria inquinata, riscaldamento globale e rifiuti tossici sono solo alcuni dei suoi malanni. Come i medici menzionati sopra, gli esperti sono indecisi sul da farsi.
I media richiamano continuamente l’attenzione sulle condizioni critiche del pianeta con titoli e notizie del tipo: “La pesca con l’esplosivo fa strage sui fondali”. “Emergenza idrica: entro 24 anni a rischio un miliardo di asiatici”. “40 milioni di tonnellate all’anno il giro mondiale dei rifiuti tossici”. “Contaminati quasi due terzi dei 1.800 pozzi in Giappone”. “Torna l’allarme: più grande che mai il buco nell’ozono sopra l’Antartide”.
Alcuni si abituano ai frequenti allarmi per l’ambiente, pensando forse che finché la cosa non li coinvolge in prima persona non c’è da preoccuparsi. Tuttavia, che ce ne rendiamo conto o no, la distruzione indiscriminata dell’ambiente influisce sulla stragrande maggioranza della gente. Oggi il pianeta è talmente contaminato che probabilmente ne risentiamo già in più di un aspetto della nostra vita. Pertanto, tutti dovremmo avere a cuore il benessere e la conservazione della nostra dimora. Dopo tutto, in quale altro posto potremmo vivere?
Quanto è esteso il problema? Quant’è malata la terra? Come influisce questo sulla vita della gente? Consideriamo alcuni fattori che ci aiutano a capire perché non si tratta solo di una lieve indisposizione ma di una grave malattia.
MARI: Vaste zone del mare sono depauperate a causa della pesca eccessiva. Un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente dice che “il 70 per cento delle zone marine di pesca sono sfruttate così tanto che la riproduzione non riesce, o riesce a malapena, a ricostituire le popolazioni ittiche”. Per esempio, fra il 1989 e il 1994 le popolazioni di merluzzi, naselli, eglefini e passere di mare sono diminuite almeno del 95 per cento. Andando avanti così, che accadrà a quei milioni di persone per cui il mare è la principale fonte di cibo?
Come se non bastasse, si calcola che ogni anno dai 20 ai 40 milioni di tonnellate di pesci vengano catturati e poi ributtati in mare, di solito feriti o morti. Come mai? Perché finiscono nelle reti insieme al pesce desiderato.
FORESTE: La deforestazione crea molti problemi. Con la scomparsa degli alberi diminuisce la capacità della terra di assorbire l’anidride carbonica contribuendo così, a quanto pare, al riscaldamento globale. Certe specie vegetali, da cui si possono ricavare farmaci salvavita, scompariranno. Ciò nonostante la distruzione delle foreste non accenna a diminuire. Anzi, ultimamente il ritmo di distruzione è aumentato. Alcuni esperti ritengono che di questo passo fra una ventina d’anni le foreste tropicali potrebbero scomparire.
RIFIUTI TOSSICI: Lo scarico di sostanze nocive sia sulla terraferma che in mare è un problema serio che potrebbe costituire una grave minaccia per milioni di persone. Rifiuti radioattivi, metalli pesanti e sottoprodotti della plastica sono fra le sostanze che possono causare anomalie, malattie o la morte sia nell’uomo che negli animali.
SOSTANZE CHIMICHE: Negli scorsi 100 anni sono state introdotte quasi 100.000 nuove sostanze chimiche. Queste penetrano nell’aria, nel suolo, nell’acqua e nel cibo. Le sostanze analizzate per verificarne gli effetti sulla salute dell’uomo sono relativamente poche. Un numero consistente di queste, però, è risultato cancerogeno o comunque responsabile di qualche patologia.
Sull’ambiente incombono molte altre minacce: inquinamento atmosferico, acque di scolo non trattate, piogge acide, mancanza d’acqua pulita. Le poche già menzionate bastano a dimostrare che la terra è davvero malata. Si può salvare il paziente o si tratta di una battaglia persa in partenza?


CHERNOBYL, Bhopal, Exxon Valdez, Three Mile Island. Probabilmente queste parole evocano immagini di disastri ambientali avvenuti in varie parti del mondo. Ognuno di essi ci ha ricordato che la terra è in pericolo.
Autorità e singoli individui hanno lanciato i loro moniti. Per fare ascoltare la propria voce alcuni hanno compiuto gesti plateali. Per protestare contro la costruzione di una strada in una zona ecologicamente fragile, una bibliotecaria inglese si è incatenata a un bulldozer. In Australia due donne aborigene hanno condotto una campagna contro l’estrazione dell’uranio all’interno di un parco nazionale. I lavori sono stati sospesi. Anche se dettati da buone intenzioni, questi gesti non sempre sono stati accolti favorevolmente. Per esempio un ex capitano della marina sovietica, preoccupato per la fuga di radiazioni dai reattori nucleari di alcuni sottomarini affondati, è stato arrestato quando ha pubblicato la posizione dei sottomarini.
Ci sono anche varie organizzazioni che lanciano l’allarme contro le minacce ambientali. Esse includono l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e Greenpeace. Alcuni si limitano a denunciare i problemi ambientali quando interferiscono col loro lavoro. Altri sono dedicati completamente alla causa ambientale. Greenpeace è famosa perché invia i suoi attivisti nelle zone calde sotto il profilo ambientale richiamando l’attenzione su questioni quali riscaldamento globale, specie in via d’estinzione e pericoli derivanti dal modificare geneticamente animali e piante.
Alcuni attivisti dicono di usare “metodi creativi per denunciare i problemi ambientali del pianeta”. Perciò ricorrono a iniziative come incatenarsi ai cancelli di una segheria per protestare contro la distruzione delle foreste primarie. Altri attivisti hanno protestato contro un paese che violava la moratoria della caccia alle balene presentandosi davanti alle sue ambasciate travestiti da grandi “occhi”, a indicare che il paese aveva tutti gli occhi puntati addosso.
Gli argomenti non mancano. Per esempio, sono giunti ripetuti avvertimenti, sia da parte di singoli individui che di organizzazioni, circa i pericoli dell’inquinamento dell’acqua. Tuttavia il quadro che si presenta è piuttosto tetro. Un miliardo di persone non hanno accesso ad acqua potabile sicura. Secondo la rivista Time, “3.400.000 persone muoiono ogni anno per malattie contratte a causa dell’acqua contaminata”. La situazione è analoga per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. Una pubblicazione delle Nazioni Unite riferisce che, “secondo le stime, l’inquinamento atmosferico uccide ogni anno da 2.700.000 a 3 milioni di persone”. (The State of World Population 2001) E aggiunge che “l’inquinamento dell’atmosfera danneggia la salute di oltre un miliardo e 100 milioni di persone”. A titolo di esempio, riferisce che “l’inquinamento da particolato provoca fino al 10 per cento delle infezioni respiratorie dei bambini europei”. In effetti, nonostante gli avvertimenti e le azioni intraprese finora, i problemi legati a questi elementi essenziali alla vita non hanno fatto che peggiorare.
Per molti la situazione è paradossale. Sulle tematiche ambientali si hanno a disposizione più informazioni che mai e il numero di coloro che si interessano dell’ambiente, sia individualmente che a livello organizzato, non è mai stato così alto. I governi hanno istituito appositi ministeri per contribuire alla risoluzione dei problemi ambientali. Nell’affrontare i problemi disponiamo di una tecnologia senza precedenti. Eppure, non si intravedono segni di miglioramento. Perché?
Un passo avanti, due indietro
Il progresso industriale avrebbe dovuto rendere a tutti la vita più facile, e in un certo senso l’ha fatto. Tuttavia ad aggravare i problemi ambientali del pianeta è proprio questo “progresso”. Apprezziamo le invenzioni e le innovazioni che l’industria ci offre, ma spesso per produrre e utilizzare questi ritrovati tecnologici sono state rovinate alcune parti del mondo
Ne sono un esempio i veicoli a motore. Questa invenzione ha reso i viaggi più veloci e più facili. Pochissimi sarebbero disposti a tornare ad usare cavalli e calessi. Ciò nonostante i moderni mezzi di trasporto hanno contribuito a far sorgere tutta una serie di problemi. Uno di essi è il riscaldamento globale. Con l’invenzione di congegni che sprigionano milioni di tonnellate di gas, l’uomo ha alterato la composizione chimica dell’atmosfera. A quanto pare questi gas causano il cosiddetto effetto serra, che provoca il riscaldamento dell’atmosfera. Nel secolo scorso le temperature sono aumentate. L’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, riferisce che “i 10 anni più caldi del XX secolo si sono verificati tutti negli ultimi 15 anni del secolo”. Alcuni scienziati ritengono che nel XXI secolo la temperatura media del pianeta potrebbe salire di 1,4-5,8°C.
Si prevede che l’aumento della temperatura causerà altri problemi. I ghiacciai dell’emisfero boreale si stanno assottigliando. Agli inizi del 2002 nell’Antartide una sezione di 3.250 chilometri quadrati di piattaforma glaciale si è disintegrata. Nel corso di questo secolo il livello del mare potrebbe salire notevolmente. Dal momento che un terzo della popolazione mondiale vive vicino al mare, ciò significherebbe la perdita di case e terreni agricoli. Comporterebbe grossi problemi anche per le città costiere.
Alcuni scienziati dicono che le temperature più alte provocheranno un aumento delle precipitazioni e che condizioni meteorologiche proibitive si verificheranno con maggiore frequenza. C’è chi sostiene che gravi nubifragi come quelli avvenuti in Francia nel 1999, in cui sono morte 90 persone e sono andati distrutti 270 milioni di alberi, siano solo un’anticipazione di quello che ci attende. Altri ricercatori ritengono che i cambiamenti climatici causeranno il diffondersi di malattie come malaria, dengue e colera.
L’esempio dei veicoli a motore dimostra quanto siano complesse le implicazioni della tecnologia: invenzioni utili per la gente in generale possono causare una serie di problemi concatenati che influiscono su diversi aspetti della vita. È vero quanto dice una pubblicazione delle Nazioni Unite: “Ogni progresso tecnologico comporta potenziali benefìci e potenziali rischi, alcuni dei quali non sono facili da prevedere”. — Human Development Report 2001.
Spesso per risolvere i problemi ambientali ci si rivolge proprio alla tecnologia. Per esempio, gli ambientalisti condannano da tempo l’uso dei pesticidi. Quando si ottennero piante geneticamente modificate che avrebbero ridotto o eliminato il bisogno di pesticidi, sembrò che la tecnologia avesse trovato la soluzione giusta. Ma nel caso del mais Bt, concepito per controllare la piralide senza usare pesticidi, i test rivelarono che può anche uccidere le farfalle monarca. E così le “soluzioni” a volte sortiscono l’effetto contrario causando altri problemi.

INQUINAMENTO ACUSTICO
C’è un tipo di inquinamento che non si vede ma si sente: l’inquinamento acustico. Secondo gli esperti anche questo desta preoccupazione perché può causare perdita dell’udito, stress, ipertensione, insonnia e scarsa produttività. I bambini che vanno a scuola in ambienti rumorosi possono avere carenze nella lettura.

LA DEFORESTAZIONE CAUSA UN’INFESTAZIONE DI RATTI
Quando sull’isola di Samar, nelle Filippine, 15 cittadine furono pesantemente infestate dai ratti, una fonte del governo ne attribuì la responsabilità alla deforestazione della zona. Con la scomparsa della foresta erano diminuiti sia i predatori dei ratti che le fonti di cibo dei roditori, per cui questi ultimi si erano spostati in zone più popolate in cerca di cibo.
VITTIME DI RIFIUTI TOSSICI?
Quando Michael aveva tre mesi e mezzo si scoprì che era affetto da neuroblastoma, una forma di tumore. Se si fosse trattato di un caso isolato, non sarebbe stato tanto insolito. Ma in seguito si scoprì che anche un centinaio di altri bambini della stessa piccola località avevano un tumore. Molti genitori si allarmarono. Alcuni pensarono che probabilmente il numero spropositato di casi di tumore fosse collegato alla presenza in quella zona di industrie chimiche. Dalle indagini risultò che in precedenza un autotrasportatore autonomo che si occupava dello smaltimento dei rifiuti aveva prelevato da una delle industrie fusti di liquidi tossici e li aveva depositati in un ex allevamento di polli, a volte versandone a terra il contenuto. Alcuni ricercatori scoprirono tracce di una sostanza contaminante nei pozzi locali. I genitori continuano a chiedersi se questo sia in qualche modo collegato al tumore che ha colpito i loro figli.
SOSTANZE CHIMICHE TOSSICHE
Dopo la seconda guerra mondiale 120.000 tonnellate di sostanze tossiche, in prevalenza fosgene e iprite, furono sigillate in alcune navi e affondate in mare, alcune a nord-ovest dell’Irlanda del Nord. Scienziati russi hanno lanciato l’allarme sul pericolo di fuga di queste sostanze.
L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO UCCIDE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che nel mondo ogni anno dal 5 al 6 per cento dei decessi sono causati dall’inquinamento atmosferico. Solo nell’Ontario, in Canada, si dice che l’aria inquinata costi ai cittadini oltre un miliardo di dollari l’anno in termini di spese sanitarie e assenze dal lavoro.
BARRIERE CORALLINE IN AGONIA
Per stordire i pesci e catturarli facilmente alcuni pescatori dell’Asia sud-orientale usano il cianuro. Dato che il veleno viene espulso dall’organismo del pesce, questo è ancora commestibile. Il cianuro rimane però nelle acque, uccidendo le barriere coralline.
LA MASCHERINA FUNZIONA?
La rivista Asiaweek riferisce che gran parte dell’inquinamento dell’aria nelle città asiatiche dipende dal gas di scarico dei veicoli. Spesso i motori che inquinano di più sono quelli a due tempi e diesel, che producono ingenti quantità di minuscole particelle sospese responsabili di molti problemi di salute. La stessa rivista riferisce: “Secondo il dott. Chan Chang-chuan, uno dei maggiori esperti di Taiwan sugli effetti dell’inquinamento, gli scarichi dei diesel sono causa di tumori”. Per cercare di proteggersi, alcuni abitanti delle città asiatiche indossano mascherine. Funzionano? Chan dice: “Queste mascherine sono inutili. Gran parte dell’inquinamento sotto forma di gas e particolati è così microscopico che una semplice mascherina non lo filtra a sufficienza. Inoltre . . . non sono ermetiche. Pertanto danno un falso senso di sicurezza”.
Un aiuto dai governi?
Dato che la distruzione dell’ambiente è un problema di proporzioni enormi, per trovare una soluzione efficace ci vorrebbe la collaborazione dei governi di tutto il mondo. In certi casi è stato lodevole vedere rappresentanti governativi che hanno avuto il coraggio di proporre cambiamenti sostanziali a favore dell’ambiente. Tuttavia i veri successi sono stati alquanto sporadici.
Ne è un esempio il summit internazionale tenutosi in Giappone nel 1997. Le nazioni negoziarono a lungo i termini di un trattato per ridurre le emissioni dei gas ritenuti responsabili del riscaldamento globale. Alla fine con sorpresa di molti fu raggiunto un accordo, chiamato Protocollo di Kyoto, secondo il quale entro il 2012 i paesi industrializzati (come Giappone, Stati Uniti e Unione Europea) avrebbero ridotto in media del 5,2 per cento le emissioni di questi gas. Sembrò una cosa buona. Tuttavia, agli inizi del 2001 il governo degli Stati Uniti ha reso noto che si ritirava dal Protocollo di Kyoto. Questo ha destato non poche perplessità, dato che gli Stati Uniti, con meno del 5 per cento della popolazione mondiale, sono responsabili di circa un quarto delle emissioni di gas. In aggiunta, altri governi sono andati a rilento nel ratificare il trattato.
Questo esempio mostra quanto sia complicato per i governi trovare soluzioni efficaci. È difficile riunire i vari governi, ed è altrettanto difficile definire una strategia comune per affrontare i problemi ambientali. Anche quando si siglano accordi, alcune parti in seguito si tirano indietro. Per altri è difficile rispettare i patti. In altri casi ancora governi o aziende ritengono di non poter sostenere i costi implicati nella pulizia dell’ambiente. In certi luoghi è solo una questione di avidità, dato che i colossi commerciali esercitano una grande influenza sui governi perché non prendano provvedimenti che potrebbero intaccare i profitti aziendali. È risaputo che ci sono aziende e imprese che vogliono ricavare tutto quello che possono dalla terra senza tener conto delle conseguenze.
A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che non tutti gli scienziati concordano su quanto risulteranno gravi gli effetti dell’inquinamento ambientale. Pertanto chi è al governo può non sapere bene fino a che punto penalizzare la crescita economica per controllare un problema che forse non è così grave come pensano alcuni.
L’umanità è in brutte acque. Tutti sanno che c’è un problema e che bisogna fare qualcosa. Alcune nazioni fanno uno sforzo coscienzioso, ma i problemi ambientali perlopiù peggiorano. La terra è semplicemente destinata a diventare un pianeta inabitabile? Esaminiamo questa domanda.
La terra verrà salvata?

PER quanto sconfortanti siano le prospettive ambientali, è nostro desiderio che la terra sopravviva. In fondo è la nostra casa, e ci auguriamo che sia la casa dei nostri figli e dei nostri nipoti. Possiamo fare qualcosa per rafforzare questa prospettiva?
La verità è che, mentre la maggioranza della gente si preoccupa dell’ambiente, molti non si fanno scrupoli a buttare rifiuti per terra, gettare la spazzatura nei fiumi o lasciare inutilmente le luci accese. Questi gesti possono sembrare insignificanti, ma se ciascuno dei miliardi di abitanti della terra si preoccupasse di averne cura, il risultato si vedrebbe. Usare l’energia con parsimonia, collaborare con i sistemi di riciclaggio e provvedere in modo appropriato allo smaltimento dei rifiuti sono modi per contribuire alla conservazione dell’ambiente. Già da ora con le nostre abitudini possiamo dimostrare di aver cura della terra.
Tuttavia non possiamo controllare le azioni della maggioranza della gente. Significa questo che, in definitiva, la situazione è disperata?

Prossima una soluzione più grande
Un commento di Thilo Bode, membro di Greenpeace, riportato nella rivista Time, va al nocciolo del problema: “Il nostro principale obiettivo è stato indurre le imprese a considerare il modo in cui i loro prodotti vengono eliminati. Devono tener conto di tre fattori: produzione, uso ed eliminazione”. Purtroppo, siamo in grado di produrre beni, sappiamo come usarli, ma non li eliminiamo correttamente. In certi casi l’uomo non sa proprio come far questo in maniera sicura.
L’uomo è limitato, ma il Creatore della terra no. Egli ha già dato prova della sua eccelsa sapienza con le opere creative che ci circondano. Sa come fare, usare ed eliminare le cose correttamente. Molti dei sistemi da lui creati sono automatici. Il seme germoglia, la pianta cresce e produce il frutto. Dopo di che muore e, senza inquinare, si scompone negli elementi che la formavano, e che ora sono pronti a essere riutilizzati. Questo sì che è riciclaggio! Niente rifiuti tossici!
Il Creatore non intende permettere che la terra diventi una discarica inabitabile. Nella Bibbia, in Isaia 45:18, si legge: “Questo è ciò che ha detto Geova, . . . il vero Dio, il Formatore della terra e il suo Fattore, Colui che la stabilì fermamente, che non la creò semplicemente per nulla, che la formò pure perché fosse abitata”.
Se Dio ha formato la terra perché fosse abitata, come mai ha permesso che finisse in questo stato deplorevole? La Bibbia spiega che in origine l’uomo fu posto in un paradiso. Anzi, il proposito di Dio era che questo Paradiso si estendesse fino alle estremità della terra e si riempisse di persone. (Genesi 1:28) Tuttavia scoppiò una ribellione. Il primo uomo e la prima donna non vollero sottomettersi più al dominio di Dio.
Dio concesse all’uomo di provare a governarsi a modo suo. I risultati sono ciò che vediamo oggi: un fallimento totale. L’uomo ha dimostrato inequivocabilmente di non poter risolvere i problemi. Non si può dare la colpa a Dio di quanto è successo. Quello che dice la Bibbia vale per tutta la società umana: “Hanno agito rovinosamente; non sono suoi figli, è il loro proprio difetto. Generazione perversa e storta!” — Deuteronomio 32:5.
Ciò nonostante Dio non è rimasto indifferente alla rovina della terra. Entrerà in azione prima che sia troppo tardi, prima che la terra divenga un’inospitale landa desolata. Come lo sappiamo? Rivelazione, o Apocalisse, 11:18 spiega: “Le nazioni si adirarono, e venne l’ira tua, e il tempo fissato . . . di ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”. La rovina della terra verrà fermata.
Il proposito originale di Dio, che la terra divenga un paradiso, sarà adempiuto. Dio ha fatto delle dichiarazioni precise in tal senso. Per esempio ha detto: ‘La parola che esce dalla mia bocca non tornerà a me senza risultati, ma certamente farà ciò di cui mi son dilettato’. (Isaia 55:11) Forse vi farà piacere leggere Isaia capitolo 35, in cui Dio parla di terre desolate che si trasformano in parchi lussureggianti e campi fertili.
Perfino oggi, nei luoghi in cui l’inquinamento è stato fermato, la terra ha dimostrato una straordinaria capacità di ricupero. Dio l’ha creata così. Se solo si smettesse di sovraccaricarla di inquinanti, una vasta gamma di microrganismi terrestri e acquatici potrebbe rimediare a buona parte del danno arrecato. Inoltre abbiamo motivo di ritenere che quando Dio interverrà attivamente, il processo di rigenerazione sarà ancora più efficace. Egli è in grado di fornire all’uomo la guida e l’addestramento perfetti che oggi non ha.
Pertanto il futuro della terra non è disperato. La flora e la fauna saranno salvate. Non ci saranno più elenchi di specie in pericolo di estinzione. L’aria e l’acqua saranno di nuovo pulite. E a godersi tutto questo ci saranno esseri umani ubbidienti. Vi piacerebbe vedere tutto questo? È possibile. Come? La Bibbia spiega nei particolari cosa fare. Perché non esaminate la Bibbia in maniera sistematica e non lo scoprite personalmente? Chiedete agli editori di questa rivista di mettervi in contatto con qualcuno che vi aiuti a iniziare questo esame. Perché farsi sfuggire l’opportunità di sapere in che modo voi e la vostra famiglia potrete gustare per sempre un ambiente incontaminato?

Nessun commento:

Archivio blog

insieme di adsense

Contatore visite